2021 – Maiano Lavacchio, (GR), (luogo dell’eccidio del 1944)

MAIANO LAVACCHIO
MAGLIANO in TOSCANA
(GR) visita al luogo dell’eccidio del 1944

L’eccidio di Maiano Lavacchio avvenne il 22 marzo 1944 a Maiano Lavacchio, località rurale del territorio comunale di Magliano in Toscana, situata nelle campagne tra il centro del capoluogo comunale e Istia d’Ombrone, frazione comunale di Grosseto.
Durante l’inverno 1943-1944 diversi renitenti alla leva, a seguito del mancato arruolamento alla chiamata nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana, si rifugiarono nell’area collinare attorno a Istia d’Ombrone per sfuggire alle milizie repubblichine; di tanto in tanto, alcuni di essi facevano ritorno nel paese per fare rifornimento di generi di prima necessità. L’intero gruppo, fondando i propri principi sul pacifismo, non scelse neppure la strada dell’arruolamento tra i Partigiani che, paradossalmente, avrebbe dato loro più garanzie rispetto al contesto in cui si erano venuti a trovare; tra di loro era comunque segnalata la presenza di almeno un antifascista a partire dall’inizio di marzo del 1944. Proprio quest’ultimo intensificò i rapporti con alcune famiglie residenti nei poderi per poter avere rifornimenti alimentari senza rischiare che qualcuno del gruppo venisse scovato mentre si recava ad Istia d’Ombrone.
Venuti a conoscenza della presenza di disertori nelle campagne attorno alla città di Grosseto, il Prefetto e il Capo della provincia Alceo Ercolani incaricò un agente di recarsi nelle campagne e infiltrarsi nel gruppo per raccoglierne informazioni. La sera precedente alla strage, l’agente in incognito incontrò, presso una famiglia della zona, l’antifascista che si era aggregato per ultimo al gruppo dei renitenti e, rendendosi conto di essere vicino all’obiettivo, si spacciò anch’egli per renitente per conquistare la fiducia dell’altro e per poter arrivare al resto del gruppo senza correre rischi di essere scoperto.
Poco prima dell’alba del 22 marzo 1944, venne catturato il gruppo composto da undici persone, presso il rifugio che era stato indicato la sera precedente all’agente infiltrato; subito dopo la cattura, i soldati tedeschi presenti abbandonarono l’operazione considerandola conclusa.
Il gruppo dei militanti fascisti portò l’intero gruppo nella scuola di Maiano Lavacchio, che fu fatta sgomberare per celebrare il processo sommario ai renitenti, la cui durata fu inferiore alla mezz’ora e il cui esito scontato fu la condanna a morte. La fucilazione avvenne davanti ad una siepe situata poco fuori dall’abitato.
Le vittime dell’eccidio, tutti giovani, sono note come i Martiri d’Istia, dalla località in cui molti di loro risiedevano prima della renitenza alle armi. Alle undici persone è dedicata una piazza del centro storico di Grosseto, la Piazza dei Martiri d’Istia.  (da Wikipedia)
_Negli ultimi anni è sorta qualche polemica sulla esatta ubicazione del luogo dell’eccidio, ma ciò è marginale rispetto ai fatti realmente avvenuti in quel contesto storico. Un paio di mesi dopo, nel maggio 1944, Giorgio Almirante come capo gabinetto della Prefettura di Paganico, firmò il bando con il quale il governo repubblichino condannava a morte renitenti alla leva e disertori, così assumendo come esempio l’eccidio di Maiano Lavacchio, ispirando i fascisti del circondario che, il seguente 13 giugno, accompagnarono i nazisti nel villaggio di Niccioleta, dove iniziarono la strage di 83 minatori, rei di difendere gli impianti dalla distruzione.
L’ultimo saluto “Mamma, Lele e Corrado un bacio”, dei fratelli Matteini, fu impresso nella lavagna della scuola, oggi conservata nella stanza del sindaco del Comune di Grosseto.
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