2010 – Paolo Sollier – CONI

Paolo SOLLIER  “DAI UN CALCIO ALLA VIOLENZA”
Convegno del CONI Grosseto 12 marzo 2008

Interessante convegno organizzato dal CONI Provinciale di Grosseto mercoledì 3 dicembre, alla sala Pegaso con il tema “Dai un calcio alla violenza”. Ospite d’eccezione Paolo Sollier ex centravanti del grande Perugia che negli anni ’70 militava in serie A. Dopo l’introduzione del Presidente del Coni Alessandro Capitani, un primo giro di interventi ha visto prendere la parola Paolo Sollier, seguito dalla psicologa Giovanna Nicaso, l’ispettore di Polizia Enrico Broccolini e Daniele Lelli delegato Aia ed ex-saurino. Sollier ha messo a nudo la mancanza di un progetto sociale e culturale di coinvolgimento di questi ragazzi che non solo per colpa loro, investono tutta la loro passione nei catini degli stadi, con solo qualche esempio diverso. Tutto questo è stato trascurato proprio già dagli anni in cui giocava lo stesso Sollier. L’ex giocatore ora scrittore, una sonora critica l’ha riservata anche all’informazione sportiva, fatta solo in funzione di business e di scarsissima qualità.
Buon pubblico in sala, ma scarsa presenza dei dirigenti delle squadre di calcio grossetane, io uno dei pochi e dopo essermi fatto firmare il libro comprato nel lontano 1976 ….. mi sono permesso di portare un piccolo contributo ma molto critico al dibattito che vado a riportare.
Sono Fiorenzo Linicchi, uno dei pochi o forse l’unico dirigente di società di calcio presente. Dopo essere stato calciatore mi sono impegnato come dirigente e ultimamente partecipo alle competizioni domenicali facendo il fotografo da bordo campo. Questa nuova (ma non proprio) mansione, mi permette di vedere le partite da un lato non dico disinteressato verso la mia squadra, ma certamente un po’ diverso, ed è proprio per questo che ho avuto modo di considerare umani quegli errori degli arbitri che si possono equiparare a quelli degli atleti come diceva Lelli. Proprio per questi aspetti sono diventato amico anche di molti arbitri. Venendo al dibattito, farò un intervento forse troppo critico ma che mi sento in dovere di fare. Sono d’accordo con quanto Paolo Sollier e tutti voi avete detto. Oggi purtroppo anche nello sport è ammessa solo la vittoria, se perdi sei uno sconfitto, un perdente. Il mondo dello sport oggi fa fatica ad accettare la pura “legge dello sport”, quella che prevede la vittoria ma di conseguenza anche la sconfitta, che va accettata, con rammarico ma nella convinzione di aver dato tutto quanto possibile per evitarla. Oggi specie per i giovani quello che conta è solo vincere e come nella vita comune non si accetta il fatto che oltre alle gioie ci siano purtroppo anche i dolori, così nello sport non si accettano le sconfitte. Si è detto che occorre perciò un’etica dello sport, io aggiungerei che occorre prima di tutto un’etica dell’informazione. In un paese dove si toglie il microfono a persone di prestigio come Enzo Biagi, permettiamo che un Biscardi qualsiasi, oscurato da un’emittente, ne trovi subito un’altra pronta a farlo ricominciare con tutto il folclore diseducativo che ne segue. Come diceva Paolo, da considerare la scarsa competenza di questi personaggi. Tante di queste trasmissioni, “pendolini” ecc. non sono altro che uno degli strumenti che alimentano sempre di più quel fenomeno distorto di energie e passioni che come dice da sempre Paolo anche nel suo libro, “tutte sprecate male nei catini degli stadi”. Così come quelle schiere di genitori che la domenica sbraitano dalle tribune con l’unico pensiero di vedere il proprio figlio diventare un campione con un bel conto in banca e tanta popolarità. E non è solo la TV sportiva ad essere diseducativa, purtroppo dobbiamo assistere anche a di peggio. Un altro punto che volevo rimarcare è quello degli introiti delle società di calcio professionistiche. Si auspicava nel corso del dibattito, un calcio con stadi senza barriere come in Inghilterra e in Germania, proprio gli stati che a detta di tutti hanno i tifosi più pericolosi. Proprio in questi nazioni, gli introiti delle società di calcio, provengono in maniera equamente ripartita da: sponsor, tv, biglietti, circa il 30% ciascuno. In Italia questa percentuale è fortemente  in favore degli introiti delle Pay TV che arriva quasi al 70% per cento, lasciando ai biglietti solo un misero 15% che va sempre a calare in favore delle TV a pagamento anche per colpa degli gli incidenti negli stadi e delle politiche attuate. Anche quanto accaduto di recente a Roma, con tanto di forte polemica tra Ministro e Questore di Roma, contribuisce ad allontanare le persone dagli stadi. Sicuramente tanti sportivi che si sono visti penalizzati dai fatti, opteranno in futuro per un abbonamento in poltrona e questo porterà vantaggi solo per qualcuno, penalizzando ancora di più le presenze negli stadi. Ho forse estremizzato alcuni concetti già espressi da chi mi ha preceduto. Non penso certo di suggerire una soluzione. Dico solo che affrontare queste problematiche da una visione non solo sportiva ma sociale in genere, può certamente aiutare a tornare a quanto tutti auspichiamo, a poter assistere di nuovo alle partite dal vivo, senza barriere e senza i rischi che corriamo oggi. Trascurando ancora questi aspetti, non faremmo altro che aumentare il lavoro domenicale per le Questure delle varie città.
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Paolo Sollier mi firma il libro “Calci sputi e colpi di testa”, acquistato nel lontano 1976 …

    

FOTO GIACOMO APRILI

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