2007 – Lo STOP al CALCIO

Lo STOP del 4 febbraio 2007

 

Il calcio si ferma, dopo la tragedia di Catania, una serata purtroppo annunciata da troppo tempo visto quanto stava accadendo negli stadi italiani. Poteva succedere ed è successo. Oggi un ispettore di Polizia morto in serie A, come la scorsa settimana un dirigente in un campo di IIIª categoria.

La FIGC ora si ferma, giusto. Nel frattempo le “gare” continueranno in TV e sui giornali, quei mezzi che come tutti gli altri soggetti: società sportive, dirigenti, giocatori, tifosi, non possono chiamarsi fuori dalle loro responsabilità anche se non dirette.

Da troppo tempo assistiamo a giocatori ultra milionari che entrano in campo con le casacche con scritto Fair Play per abbandonarsi subito dopo ai più vergognosi gesti di violenza, di simulazioni o quant’altro. Così come a roboanti trasmissioni televisive nazionali piene di “opinionisti” che forse come si dice da noi: “non sanno nemmeno se il pallone è tondo o quadrato”, ma sono bravissimi a forgiare grandi discussioni su tante bischerate, arrivando anche all’esasperazione o alla “rissa”.

Questo fa “spettacolo”, questo fa ascolti. Aggiungerei anche: questo è diseducazione, nella società in genere così come nello sport.
Il pallone anche in Italia è bucato da tempo, altro che Campioni del Mondo!

Ora non serve il rammarico. Più che a pronunciare frasi tipo “io l’avevo detto”, meglio che ognuno di noi ripensi a quanto ha fatto, o non ha fatto, per evitare questo. La violenza espressa negli stadi è il crimine più grande, frutto anche del disagio giovanile e della mancanza di valori che oggi influenzano la nostra società, ma tutti abbiamo le nostre responsabilità, anche se in misura e gravità diverse.

Anche recenti episodi successi nella nostra Maremma, dove una società abbandona un campionato “Fair play” (per motivazioni legittime o meno che non stiamo qui a valutare) o un giovane calciatore di 23 anni viene colpito da un avversario volontariamente e si ritrova la faccia fracassata, non sono certo quell’esempio edificante che lo sport dovrebbe offrire.

Quindi fermi tutti, avremo la domenica tutta per noi, da dedicare alle nostre cose, alla casa, alla famiglia, (tanti anche al lavoro), a lanciare o ad ascoltare i buoni propositi che nessuno si farà mancare. Tutto bene, anche se ho dei dubbi che questo sarà sufficiente a “rigonfiare” il pallone. Temo proprio che quando questo ricomincerà a rotolare, il contorno sarà sempre lo stesso.

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