2025 – Roccastrada (GR)

ROCCASTADA (GR)
marzo – maggio 2025
Roccastrada è un comune della provincia di Grosseto. Il territorio comunale si estende su una superficie di quasi 285 km², tra la pianura della Maremma Grossetana e le Colline Metallifere grossetane. Confina a nord con la provincia di Siena e i relativi comuni di Chiusdino e Monticiano, a est con il comune di Civitella Paganico, a sud-est con il comune di Campagnatico, a sud con il comune di Grosseto, a ovest con i comuni di Gavorrano e Massa Marittima e a nord-ovest con il comune di Montieri.
Il paese sorse in epoca medievale sulla vetta di una collina come possesso della famiglia Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora.
Nel corso del Trecento, dopo una serie di lotte, dal 1313 venne conquistata dai Senesi che iniziarono lo sfruttamento delle vicine miniere di rame e argento e controllarono l’intera zona fino alla metà del Cinquecento, epoca in cui anche Roccastrada entrò a far parte del Granducato di Toscana, a seguito della definitiva caduta della Repubblica di Siena, avvenuta nel 1555.
La prima guerra mondiale vede il capoluogo martoriato da 78 militari caduti e un centinaio di feriti.
Il Biennio Rosso del primo dopoguerra afferma il primo sindaco socialista in Natale Bastiani e il capo della Cooperativa di produzione e lavoro Dante Nativi, che vengono deposti con la forza dai fascisti nel 1921.
Il 24 luglio del 1921 la cittadina è stata teatro della strage di Roccastrada. Una domenica, dopo una spedizione di settanta fascisti comandati dal segretario del fascio di Grosseto, Dino Castellani, durata un paio di ore, e in seguito all’uccisione sulla via del ritorno del fascista Ivo Saletti, i fascisti diedero l’avvio a una rappresaglia che portò all’omicidio di dieci persone innocenti. I primi a cadere furono Tommaso Bartaletti e suo figlio Guido, e successivamente in seguito a colpi d’arma da fuoco e a pugnalate Angiolo Barni, Vincenzo Tacconi, Francesco Minocchieri, Luigi Nativi, Ezio Renato Checcucci, Giuseppe Regoli, Antonio Fabbri e Giovanni Gori. Il processo del 1923 per la morte del fascista Saletti accertò la colpevolezza di due comunisti roccastradini, fuggiti in Francia; gli altri fascisti, invece, furono amnistiati da Mussolini nel 1922 e la revisione del processo del 1946 contro gli stessi fascisti amnistiati, portò alla condanna dei principali autori della spedizione fascista, successivamente anch’essi amnistiati dal decreto legge Togliatti. (Vedi Atti dell’Archivio di Stato di Grosseto Corte di Assise 1923-1946).
Durante il primo regime fascista Roccastrada viene governata da 3 sindaci: il conte Mario Tolomei, il capo squadrista e poliedrico artista Alfeo Soldatini e il clerico monarchico Italo Maggi. Nel secondo periodo del fascismo il Maggi viene promosso Podestà, a cui succede il massone Venanzio Nelli e infine il clerico-fascista Luigi Ferrari.
La seconda guerra mondiale vede il capoluogo martoriato da 17 militari caduti e un centinaio di feriti. Dal 1944 nei boschi di Bagnolo è operativa la Brigata Gramsci che vede caduti 19 partigiani, tra cui il suo comandante Sady Basi. Il 23 giugno 1944 Roccastrada viene liberata dalle truppe USA, ma il passaggio del fronte provoca 175 abitazioni distrutte e 16 cittadini saltati in aria per le mine lasciate nascoste nelle case dai nazisti.
Dal 28 novembre 1943 al 9 giugno 1944, sotto la Repubblica Sociale Italiana, è stato operativo nei locali della sede estiva del Seminario vescovile di Grosseto nel territorio del comune di Roccastrada, il campo di concentramento di Roccatederighi istituito alla scopo di raccogliervi gli ebrei italiani residenti a Grosseto e provincia, nonché i numerosi ebrei stranieri internati nei comuni della zona.
Con al ricostruzione emergono, dalle file del Partito comunista, i sindaci Leno Rossi, dal 1951 al 1969, che detiene il record con 17 anni di governo e Giuliano Bartalucci dal 1969 al 1975, che gestisce saggiamente il disastro idrogeologico del 16-17 marzo 1969, che ha visto una frana, denominata vernacolarmente “dilombo”, coinvolgere nel capoluogo 150 abitazioni con l’evacuazione di oltre 500 abitanti, poi ricollocati in nuove case popolari.
(Da Wikipedia)
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